Mi sono chiesta che senso avrebbe scriverlo dopo. Un blog è un diario, non un romanzo. Un blog è dove sputi quello che hai dentro nel momento più o meno esatto in cui ti succede... perché scrivere a posteriori una manciata di ricordi?
"Ricordi" poi... che razza di ricordi puoi avere imbottito di ossicodone come sei? A 'sta cazzo di morfina danno nomi esotici, ormai, ma gli effetti sono sempre gli stessi. Ti addormenti sulla sedia in cucina nel bel mezzo di una frase e quando ti svegli hai la faccia di un tossico a Porta Nuova quando chiede l'euro per la dose. Sniffi fette di salame e poi quando ti faccio vedere la foto dici che non sei tu.
Ma poi... ti metti a scrivere? Fai fatica persino a scrivere il tuo codice fiscale sulla denuncia dei redditi e vuoi metterti a scrivere un blog? Tu, che qualsiasi SMS ti arrivi rispondi "ok ciao" e finita lì? Quella che scrive in questa casa sono sempre stata io. Dalla lista della spesa ai biglietti di auguri ai compleanni, dalle lettere d'amore trent'anni fa alle mail per farti capire il mio punto di vista di qualche mese fa. Io, capito? Qui, in questa casa, sono io quella che scrive e gradirei che i ruoli rimanessero gli sessi, anche perché non sono incline ai cambiamenti negli ultimi tempi.
Già... gli ultimi tempi. A casa nostra le cose succedono tutte in un brevissimo tempo. Arrivano le bombe, esplodono e lasciano macerie nel tempo di una doccia. Se ripenso alla situazione in cui eravamo a febbraio mi chiedo com'è possibile che stamattina ci siamo svegliati nella stessa casa. Siamo ai ferri corti ormai da anni, litighiamo per qualsiasi cosa (ad esempio io sono ancora incazzata perché non hai mai risposto alle mie lettere d'amore di trent'anni fa e alle mail di gennaio... scribacchino del piffero!), non ci sopportiamo nemmeno più. Prima dell'ultima bomba abbiamo discusso su quanto fosse indispensabile la mia presenza al ristorante per il compleanno di tua madre e tu hai fatto leva sul mio senso del dovere, quando tu il tuo non sai nemmeno dove l'hai messo alla fine dell'asilo. Ero pronta a fare le valigie e ad andarmene, a chiudere questa storia assurda, a riprendermi la mia vita in mano e a farla splendere com'è giusto che sia, perché è la mia vita, mica quella di qualcuno a caso! Insomma stavo per spiccare il volo quando quel medico mi ha detto "Eh... no! bella mia! Ti piacerebbe ma non puoi. Tuo marito ha un carcinoma squamocellulare ad una tonsilla e prima di qualsiasi altra cosa devi pensare a lui". Cioè... lui mi ha detto solo che avevi il cancro, il resto è venuto nella mia testa senza che ci fosse bisogno di dirlo. Per circa dieci secondi ho pensato che fosse un'altra delle tue minchiate per farmi venire un infarto poi ho pensato che non sei *così* stronzo e mi sono seduta a respirare. A quel punto ho disfatto le mie valigie virtuali e ho cominciato questo viaggio insieme a te, al tuo fianco, senza mollarti mai un secondo, senza voler mai essere in un posto che non fosse accanto a te. Nella mia infinita follia ti amo più ora che non ti amo di quanto ti abbia amato quando ti amavo e continuerò a farlo finché ce ne sarà bisogno. Sarò con te quando ti diranno che ne sei uscito e quando festeggerai la tua guarigione con la tua famiglia. Ma non credo che tutto questo ci aiuterà a ritrovarci e sono convinta che il nostro destino ci porterà lontani l'uno dall'altra se un giorno vorremo essere veramente felici.
Sai perché lo so? Perché appena hai detto "apro un blog" l'ho aperto io.
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